“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5, 3)
Oggi, 4 luglio, ricorre l’anniversario della morte del Beato Pier Giorgio Frassati: in questo articolo ripercorreremo le tappe della sua vita.
La vita del Beato Pier Giorgio Frassati è breve, come uno lampo che illumina le notti del mondo, ma che trafigge il cuore incredulo dell’umanità, in ogni generazione: lo ricordiamo, facendone memoria e diventando contemporanei della “normalità” della sua vita straordinaria, perché totalmente donata a Dio.
Ci troviamo nella città di Torino, all’inizio del XX secolo, che vede nascere Pier Giorgio nel 1901, in una famiglia benestante, influente nella politica, ma lontana di una vera pratica cattolica.
Io, Tobi, passavo tutti i giorni della mia vita seguendo le vie della verità… (Tb 1,3)
Le radici dei giusti, le troviamo solo in Dio. È stato così per il piccolo Pier Giorgio. All’inizio un Amore rivelato, accettato come fondamento. Dopo, una risposta data, sforzo costante in nome dell’unica Verità, che diventa cammino e patrimonio da difendere.
Pier Giorgio si confessò e ricevette la prima Comunione all’età di 9 e 10 anni. Queste furono le radici della sua amicizia con Gesù, della sua vita spirituale, ogni anno più profonda e consapevole.
Già studente universitario e grande sportivo, le sue giornate erano scandite dal suo amore per Gesù e per la Madonna, nella Messa e comunione quotidiane, nella confessione frequente, nelle ore di adorazione notturna, nei grani del rosario che passavano ogni giorno tra le sue dita.
Era fonte di ammirazione per la fede incrollabile, gioiosa e libera, semplice e umile, senza paure, senza incoerenze.
… davo il pane agli affamati, gli abiti agli ignudi… (Tb 1, 17)
Forse le parole più note di Pier Giorgio sono quelle che scrisse sul retro di una sua fotografia poche settimane prima di morire: «Verso l’alto». L’amore per le montagne è servito da motto per il suo percorso spirituale. In realtà, è salito in alto più con il cuore che su tutte le montagne che ha scalato, perché già viveva verso quell’“Alto”, dove si arriva soltanto se si cammina verso l’altro. Come disse a un amico: «Gesù mi fa visita ogni mattina nella Comunione, io la restituisco (…), visitando i poveri».
In questo Uomo delle Beatitudini, come lo chiamava S. Giovanni Paolo II, che lo beatificò il 20 maggio 1990, «il Vangelo diventa solidarietà e accoglienza, diventa ricerca della verità e (…) impegno per la giustizia».
Non ha più paura! (…) eccolo di nuovo a seppellire i morti. (Tb 2, 8)
Sì, è possibile perseverare nel bene, donare tutta la vita e uscire una volta in più, senza paura, per ridare la dignità ai fratelli, consapevoli, come Tobi, che la forza è sempre da Dio!
Pier Giorgio apparteneva a diversi gruppi cattolici, incoraggiando colleghi e amici nella lotta contro il fascismo e l’anticlericalismo. Per le vie di Torino, senza che la famiglia lo sapesse, si prodigò per aiutare i poveri, cercando loro casa e lavoro, trovando cure mediche per i malati, dai quali probabilmente contrasse la poliomielite che lo uccise all’età di 24 anni. Si impegnava con i lebbrosi, con i soldati tornati dalla guerra, con gli orfani, con i dimenticati dalla società. È in mezzo a questi “ultimi”, che in fondo erano il “suo Gesù”, che vedeva «una luce particolare, (…) che noi non abbiamo».
In tempi di pandemia e di guerra, lo sguardo del Beato Pier Giorgio Frassati penetra come sfida nei nostri cuori e nelle nostre coscienze, chiamandoci a essere gioiosi nella generosità: «vivere senza una fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la Verità, non è vivere, ma vivacchiare» (lettera a I. Bonini, 27 febbraio 1925).
Margarida Santos, asm
fotografia e revisione del testo: don Cristiano Carpanese

[Particolare da: Mario Bogani, LE BEATITUDINI (2004), acrilico su tela applicato al muro nella chiesa parrocchiale dei Santi Ambrogio e Martino in Cairate (VA)]