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va in prigione con la pastorale Ignis



Vai in carcere con la Pastorale IGNIS! In questo Anno giubilare, siamo chiamati a essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni difficili. Penso ai detenuti che, privati della libertà, oltre alla durezza della detenzione, sperimentano giorno dopo giorno il vuoto affettivo, le restrizioni imposte e, in non pochi casi, la mancanza di rispetto." [Papa Francesco, Bolla Spes non confundit, n.10].

Il viaggio nel carcere di Tires è stato uno di quei segni di speranza che sono diventati tangibili nella vita di alcuni dei giovani che hanno partecipato a questa missione organizzata dalla Pastorale IGNIS, il 16 febbraio e marzo e il 17 agosto. I momenti di missione sono illuminati anche dal 25° capitolo di San Matteo: "Ero in prigione e siete venuti da me” e dall'incredibile episodio dei Pastorelli che, nel carcere di Ourém, raccontano che “i detenuti pregavano con loro” (Memoria di Suor Lucia, p. 52).

Tre giovani condividono la loro esperienza:

Per me, andare in carcere ha significato decostruire qualsiasi idea preconcetta che avrei potuto avere su quella realtà. L'Eucaristia che abbiamo animato è stata vissuta dalle donne che abbiamo visitato con intensità e volontà di partecipazione, e non c'era paura di sentirla ad alta voce. Ciò che mi ha colpito di più è stato rendermi conto di quanto quelle donne diano più valore alla libertà di quanto ne diamo noi, ed è per questo che erano così commosse dal fatto che ci siamo presi il tempo di andare a trovarle.

Joana Silveira




Per me andare in prigione è stata un'esperienza da ripetere. Ciò che mi ha sorpreso di più è stata la “normalità” delle persone. I detenuti non sono come quelli che si vedono nei film, con la tuta arancione e l'espressione aggressiva e consumata. Molti erano ben curati e ci hanno sorriso tantissimo! La loro gratitudine era chiaramente visibile! Durante la prima Eucaristia, li guardavo e non riuscivo a pensare ad altro che al perché fossero lì. Niente sembrava avere senso. Sembravano le persone che incontro nella mia vita quotidiana. Credo che riescano a vivere la loro fede in modo diverso da me. Almeno ho sentito di essere riuscito a portare loro la speranza di cui hanno bisogno!

Marisa Santos




Andare in carcere è stato per me sperimentare il senso e assaporare il desiderio di Papa Francesco quando, nell'indire il Giubileo della Speranza, ha deciso di aprire una porta santa in un carcere di Roma: è stato rendermi conto di come lì, dove pure pensavo (sbagliando) che non ci fosse speranza, ma solo scoraggiamento e disperazione, Dio semina continuamente la speranza di una via d'uscita, di una nuova opportunità, di un nuovo mattino di Pasqua nella vita di tante donne. È stato lasciarmi guardare ancora una volta, attraverso queste donne detenute, dal Signore che plasma al di là di ogni imperfezione e che non si arrende con nessuno. È stato ripartire con una ferma certezza: il carcere è davvero un semenzaio di speranza, perché c'è SEMPRE speranza!”.”

Margarida Cabeça


Il Signore ci dia la grazia di essere un segno del suo amore e della sua bontà.

Sr Bernardete, asm


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